A Settembre 2010 il NLPIP (National Lighting Product Information Program – un programma che fa parte del LRC e che ha fra i suoi sponsor il US EPA) ha pubblicato un articolo sui costi dell’illuminazione a LED dal titolo “Specifier Reports: Streetlight for collector roads” (clicca qui per scaricare l’articolo). Si tratta di un’approfondita analisi di costo del ciclo di vita di 14 differenti tipologie di impianti per l’illuminazione di un tratto di strada urbana di 1,6 km. La conclusione a cui giunge lo studio è la seguente: comparando il costo del ciclo di vita degli impianti a tecnologia emergente (LED ed induzione) con quelli tradizionali (sodio ad alta pressione e alogenuri metallici), risulta che il costo degli impianti tradizionali è nettamente inferiore.
In seguito a questa pubblicazione, il NLPIP ha ricevuto una risposta critica da parte del Pacific Northwest National Laboratory (PNNL) che gestisce il programma GATEWAY per conto del US Department of Energy (DOE). Il programma GATEWAY prevede la realizzazione di impianti pilota di illuminazione a LED al fine di testare ed esporre la tecnologia. I risultati dei “case studies” analizzati dal PNNL sono tutti più o meno favorevoli alla tecnologia LED. E’ interessante leggere la risposta inviata dal NLPIP (che è possibile scaricare qui) in cui elenca punto per punto tutti i motivi per cui ritiene che i risultati conseguiti dal PNNL siano poco attendibili o errati.
Non entrerò nei particolari del metodo seguito per questo studio (che sono estesamente esposti nel PDF originale), ad ogni modo, il NLPIP ha acquistato 14 impianti di illuminazione tra tradizionali e non e dopo una serie di test, ha valutato quanti ne servissero per illuminare il tratto di strada in esame, sottostando alle prescrizioni dello standard ANSI/IESNA RP-8-00 (R2005). Per quanto riguarda le interdistanze si vede che, in media, gli impianti a LED e quello ad induzione devono essere installati ad interdistanze pari alla metà rispetto agli impianti tradizionali (cioè bisogna installare un numero doppio di pali!), sia nella configurazione singola che in quella sfalsata a quinconce (si veda la tabella a pag.12). Dal punto di vista del consumo energetico, solo due impianti a LED su otto risultano consumare meno del migliore al sodio. In generale, i migliori (energeticamente parlando) impianti a LED e al sodio si equivalgono. C’è però una grande variabilità dei valori di consumo degli impianti a LED: quello più energivoro consuma più del doppio di quello più efficiente.
I risultati più interessanti sono quelli dell’analisi economica. E’ stato considerato un tempo di vita dell’impianto di 27 anni e 4200 ore di accensione all’anno (per un totale di 113400 ore). Analizzando i dati (si veda la tabella a pag.16) appare subito evidente che sono i costi iniziali dell’impianto a giocare un ruolo decisivo. Anche considerando l’ipotesi che gli impianti a LED non necessitino, in 27 anni, di sostituzione delle lampade, il loro costo rimane comunque sempre più elevato degli impianti HPS (in alcuni casi è il doppio). Se i LED necessitassero anche solo una sostituzione delle lampade in 27 anni, il loro costo arriverebbe, in alcuni casi, a superare il triplo degli impianti tradizionali. Da notare, come ovvio, che anche negli impianti a LED sono stati considerati i costi di manutenzione ordinaria (pulizia delle ottiche o dei vetri).